
L’estate 2025 rappresenta per me un momento di riposo e rigenerazione, ma anche di incontri e scoperte.
Il mio soggiorno a Perugia si arricchisce di un evento importante, già programmato da qualche tempo: la visita alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Qui è attiva in questo momento una bellissima mostra dedicata a uno degli artisti che più amo: Amedeo Modigliani, sulla cui vita ho anche scritto uno dei miei romanzi più belli “Parlami in silenzio Modì”.
Emblema della visita è proprio una frase dell’artista: “Ciò che cerco non è né il reale né l’irreale, ma l’inconscio”.
La mostra è centrata su uno dei capolavori più importanti, Nu couchè, 1917-1918, proveniente dalla Collezione Permanente della Pinacoteca Agnelli di Torino.
Si tratta anche di un’occasione per immergersi nella vita, nelle relazioni e soprattutto nella ricerca del giovane maestro, che i suoi colleghi parigini soprannominarono Modì, per l’assonanza del nome con il francese “maudit”, maledetto.
La sua esistenza complessa, segnata da malattie, grandi rifiuti e altrettanti successi, sarà raccontata attraverso un prezioso nucleo di 8 opere, messe a confronto con alcune opere di arte antica, europea ed extraeuropea, nel tentativo di comprendere come il suo linguaggio originale e personale possa costituire la rielaborazione in chiave moderna di modelli del passato.
Nu couchè, viene realizzato dall’artista probabilmente nell’appartamento parigino di Rue Jpseph Bara n.3, dove Modì si dedica alla realizzazione dei grandi nudi. La donna è distesa sul divano e il pittore la rappresenta attraverso veloci pennellate, così a comporre delle aree di colore astratte, disposte intorno alla modella. Un segno scuro definisce le linee del corpo. Il seno morbido, la bocca socchiusa, le mani intrecciate sotto il mento le conferiscono una grande sensualità esercitata direttamente nei confronti dell’osservatore su cui punta i suoi profondi occhi privi di pupille, ma non assenti.
Di seguito un brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
Dipinsi spasmodicamente, nell’enfasi, preso dalla passione, dall’attrazione verso quel corpo sensuale e attraente. Frenai fortemente l’impeto di andare a sfiorarla. Non volevo assolutamente che l’incanto di quel momento svanisse. La donna si dava completamente, la sua anima era già mia, insieme alla visione del corpo.









