Nizza, 31 dicembre 1918.
Lettera di Amedeo Modigliani a Zborowski.
Caro amico,
La bacio come avrei voluto se avessi potuto il giorno della sua partenza. Sto facendo bisboccia con Survage al Coq d’Or.
Ho venduto tutti i quadri. Mi invii presto il denaro. Lo champagne scorre a fiumi.
Auguriamo a lei alla famiglia i migliori auguri di buon anno.
Resurrectio vitae. Hic incipit vita nova. In novo anno!
Modigliani
(in russo per mano di Survage) Buon anno!
Nizza e l’ultima notte del primo anno!
Survage
Amedeo Modigliani, un artista dalla vita contorta ed enigmatica.
Studiando la sua biografia, e analizzando la figura che è stata consegnata al grande pubblico attraverso il cinema, sembrerebbe che Modi sia stato un uomo sprezzante della vita, tanto da annegare nell’alcol e nell’uso delle droghe.
Eppure, studiando a fondo i documenti, emerge la sua malattia latente, ma pressante dall’intimo della sua corporeità. Modi è affetto da una meningite tubercolare che gli taglia il respiro, a volte non gli permette di continuare il suo lavoro.
Modi è caparbio e insiste. Ama la vita, nonostante per lui sia sempre stata piena di sofferenza. E il suo amore per l’esistenza è palese nei dipinti, nella posa immobile nel tempo dei suoi modelli, innalzati sul piano dell’immortalità, consegnati al grande pubblico come racchiusi in involucri ovattati, che suggellano un sentimento, un’espressione. Il fremito di un momento.
E allora, con le sue parole, alziamo i calici brindiamo al miracolo della vita.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”, Aiep Editore:
“Andammo ancora fuori, sostenendoci per mano, fingendo di avere un futuro. Consci di possedere solo il presente.
La dipinsi ancora, vestita di nero, col pensiero rivolto a me quando non ci sarei stato più.
La solitudine di quella figura avrebbe colpito chiunque l’avesse vista, ma il colore roseo della pelle, profumata di pesca, sarebbe stato, per chiunque, un forte richiamo alla vita.
Un inno alla gioia dell’esistenza.”