PAGANINI DAY 2023. A 183 anni dalla morte del grande musicista, giovedì 27 maggio 2023 omaggio al grande musicista che ha ispirato il mio romanzo “Il diavolo sulla quarta coda” Soncini Editore.
Nicolò Paganini nasce a Genova il 27 ottobre 1782 da Francesco Antonio Paganini e Teresa Bocciardo e muore a Nizza il 27 maggio 1840.
Il romanzo ripercorre la vita di uno dei geni incontrastati della musica di tutti i tempi, segnata dalla sofferenza, ma anche da una grande forza e passione che lo porterà a imporsi sulle limitazioni imposte dalla malattia.
Quando la ragione non riesce a dare spiegazioni sulle capacità straordinarie di alcuni grandi uomini, che hanno segnato con il loro talento il cammino dell’umanità, subentra il sospetto, la calunnia, la menzogna.
É quello che è accaduto a un genio indiscusso della musica di tutti i tempi: Nicolò Paganini.
Paganini non è bello, eppure il fascino che ne avvolge la persona, capace di mandare in estasi il pubblico durante le esecuzioni, attrae donne di svariati lignaggi, come le sorelle Elisa e Paolina Bonaparte, facendone uno dei personaggi più ambigui di tutti i tempi.
Compagno indissolubile della sua vita straordinaria è quello che lui stesso chiama il Cannone violino, un Guarneri del Gesù finito nelle sue mani grazie alla donazione da parte di un magnate francese.
Paganini giocherà con l’ambiguo, con le illazioni che girano sul suo conto di godere del supporto di forze demoniache, facendo leva sulla curiosità della gente che accorrerà in massa ai concerti.
Eppure tali congetture lo perseguiteranno fino alla morte, e anche dopo, segnando le vicissitudini della sepoltura. Unico grande amore è il figlio Achille, che gli resterà accanto fino alla fine dei suoi giorni.
La musica sovrasta ogni cosa, quale ragione profonda dell’esistenza.
Il romanzo trasporta il lettore in un mondo di armonia e di suoni, con l’intento evidente di manifestare la magia della musica attraverso quella delle parole.
Il lirismo dello strumento, prepotente e dilagante, si impossessò subito di lui in un turbine crescente e, nella forza della comunione tra l’uomo e il violino, quest’ultimo ebbe il sopravvento, guidando il musicista verso ghirigori variopinti e forti.
La voce potente della foresta, il riflesso argenteo della luna, la forza vibrante della linfa vitale incastonata nella cassa armonica, tutto questo si sviluppò sprigionandosi nel vuoto della volta.
Il suono ormai libero, dopo molto tempo, capitolò nell’aria invadendo le narici, trapelando le orecchie, pervadendo gli animi. Nel crescendo dell’armonia e delle inflessioni, si espanse dentro ogni corpo, rimbombando di voce rinnovata e pura, come i pensieri carichi di sentimento che si librarono insieme a lui, dandogli vigore e forza.
Il giovane eseguì la composizione, pensata per l’orchestra, unicamente con il suo violino, improvvisando delle variazioni mai udite prima. Reinterpretò, da solo, il pezzo trasmettendo un senso di pienezza, di completezza, che non lasciò desiderare a nessuno l’intervento di altri strumenti.
La potenza della cassa armonica si unì alla forza interiore del musicista, che mai era riuscita a esprimersi con tale impeto e passione.
Sembrava che il violino e il musicista si conoscessero da tempo, dalla notte dei tempi. In quell’istante si erano ritrovati, ricomponendo l’ordine delle cose. L’armonia perfetta di un connubio senza eguali.
La passione, l’emozione, la stasi, la quiete.
Tutto questo, e molto altro, invase la sala e ogni cuore e ogni anima vibrò simultaneamente.
L’uomo e il violino diventarono tutt’uno. Presto inseparabili, lo sarebbero stati per tutta la vita.