Un uomo!
Sbarrai gli occhi fulmineamente. Cercai di fare mente locale… di riflettere…
Un uomo…
Mi ritornò alla mente l’abbraccio avvolgente dei suoi muscoli, la dolcezza del viso liscio, vellutato, sul mio… il fiato alitare leggero tra i capelli.
Avevo sognato un uomo, qui accanto a me, nel mio letto.
Il romanzo “Il bianco gelsomino” nasce nel cuore di una città densa di magia, piena di bellezza e di sole.
Tutto questo avvolge in una nuvola dorata la protagonista, Maria Luce, una giovane donna che crede nell’amore, quello vero, e lo attende pazientemente.
Ogni cosa si pone al posto giusto, ogni tassello. I muri sgretolati e antichi dei vicoli di Ortigia, i fregi delle case e dei balconi, le stradine lastricate e strette, tutto spinge la ragazza a lasciarsi andare nel sogno, in qualcosa di impalpabile in bilico tra realtà e immaginazione.
Ad alimentare i sentimenti che nascono dentro di lei vi è una città incantata: Siracusa.
Il mare turchino si confonde con il cielo, agevolando lo slancio del pensiero verso l’immenso.
Poi mi addentrai tra le stradine di Ortigia che mi condussero lungo un percorso sinuoso e intricato, fatto di muri sgretolati, di pesanti portoni in splendide facciate di edifici ristrutturati, affiancati a ingressi ormai ridotti in macerie.
Da essi si potevano scorgere gli interni in rovina, pieni di massi e legname infracidito, di quelle che furono antiche abitazioni di intere famiglie, anche nobiliari.
Ci incamminammo verso Via Picherali per discendere in direzione del lungomare. Di fronte a noi, la chiesa di Santa Lucia alla Badia si stagliava a incorniciare di altri fregi, e colonne decorate, la maestosità della piazza.
Osservai con attenzione la facciata della chiesa.
Due colonnine serpeggianti contornavano il portone di ingresso, conferendo armonia al complesso connotato da stemmi di casate nobiliari.