Simonetta Cattaneo Vespucci è la bella protagonista del romanzo “La Diva Simonetta – la san par” che ha come sfondo la Firenze del 1400 alla corte di Lorenzo il Magnifico.
Simonetta è di origini genovesi, è nata Portovenere e giunge a Firenze in seguito al matrimonio con Marco Vespucci.
La giovane è subito ammaliata dalle bellezze della città medicea e, nel romanzo, appare la sua emozione di fronte a opere d’arte destinate a restare indelebili nel tempo.
Uno degli episodi racconta la sua visita al Battistero di Firenze, allora chiamato San Giovanni.
In particolare Simonetta racconta a Sandro Botticelli l’emozione provata di fronte all’arte sublime rappresentata nella porta nel luogo sacro.
La Porta del Paradiso è quella principale, posta davanti al Duomo di Santa Maria del Fiore. È stata realizzata da Lorenzo Ghiberti intorno al 1430. Dopo il restauro al quale è stata sottoposta in seguito all’alluvione, gli elementi originali sono conservati al museo dell’Opera del Duomo.
Ogni battente riporta delle testine agli angoli, e una di queste riproduce l’autoritratto di Lorenzo Ghiberti.
I pannelli raggruppano storie bibliche, tra cui la creazione di Adamo e di Eva e la cacciata dal Paradiso terrestre.
Simonetta è particolarmente impressionata da questa visione e lo racconta a Botticelli, in quanto trascorre molte ore nella sua bottega, trovandosi a suo agio con una persona sincera e semplice, molto vicina alla sua indole rispetto alla durezza della famiglia Vespucci, impegnata esclusivamente nella cura degli affari di famiglia.
Eva è al centro, l’espressione è seria, nella consapevolezza del triste destino segnato nella sua concretezza di donna, abbracciata dagli angeli nel tentativo di ripararla dalla severa punizione. Tutto intorno altri angeli pregano per lei.
Le porte del Battistero di Firenze si collocano all’interno di un più ampio progetto di sistemazione della piazza, in quanto il metallo della loro consistenza, l’oro delle decorazioni, ha anche la funzione di riflettere la luce del sole e illuminare di un riflesso paglierino la facciata della cattedrale. L’atmosfera complessiva diventa suggestiva e immergere il visitatore in un luogo di fiaba, dove l’arte mostra l’uomo strade nascoste, illuminate dalla forza creatrice dell’anima.
Brano tratto dal romanzo “La Diva Simonetta”:
«Una meraviglia! Mi sono giunte le lacrime agli occhi contemplando il lavoro delle formelle poste sulle porte, a raffigurare le sacre scritture nel modo più prezioso, e non mi riferisco solo ai materiali utilizzati» la donna cominciò a infervorarsi. «Una di queste riprende la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso. Avete presente messere? Nella porta di fronte alla facciata della cattedrale» Simonetta squadrò il pittore per capire se la seguisse nel discorso.
«Conosco bene mia signora, continuate.»
«Lo sbalzo della lamina d’oro è di una manifattura talmente raffinata da lasciare senza fiato. E poi emana una luce intorno abbagliante. Chi ha deciso di porla a levante sicuramente ha pensato al riflesso del sole, all’alba, che riflettendosi sull’oro va a illuminare la facciata del duomo facendola apparire come dentro una campana di vetro, rilucente.»
«Non si tratta proprio di oro, cara donzella, è un lavoro in bronzo dorato» puntualizzò l’artista.
«Certamente non sono un’esperta» continuò Simonetta «comunque in quel riquadro vi è una rappresentazione della Genesi così soave e profonda da sembrare realizzata da un chierico. È così?»
«No mia signora. L’autore, Lorenzo Ghiberti, non era un ecclesiastico. Però avete intuito con quanta devozione abbia realizzato quell’opera; una caparbietà quasi religiosa che lo ha impegnato per ben ventisette anni della sua vita.
Un devoto dell’arte!»
L’espressione la incuriosì, notando come ogni opera o azione umana, in quella città, fosse avvolta da un alone di sacralità in quanto tendente a elevare gli animi verso livelli ultraterreni.