Un documento prezioso emerge dalla biblioteca comunale di Siracusa, durante le mie ricerche per la stesura del romanzo “I fantasmi di Dioniso”.

Una pubblicazione del tempo, dalla quale emerge l’amore che i siracusani provano per la propria terra natia, primo fra tutti il nobile Mario Tommaso Gargallo nella cui mente albergano, da molto tempo, sogni gloriosi per la sua città, nutriti dalla forza del passato ma proiettati verso il presente.

I suoi sogni non resteranno aleatori ma si concretizzeranno nelle rappresentazioni classiche che, ancora oggi, vengono messe in scena al Teatro Greco, costituendo un’esperienza unica di teatro en plein air proprio nei luoghi dove esso ha veduto gli albori.

Dalla Gazzetta di Siracusa del 21 aprile 1914:

Pronunciamo il nome Siracusa e dall’anima nostra sorgono i fantasmi del passato, le epoche remote le età di splendore di grandezza: ripetiamo il nome di questa città antica e nel fondo del cuore sentiamo un leggero tremito, ci sentiamo il cuore e lo spirito avvinti dal suo fascino che si sprigiona possente da ogni cimelio, da ogni pietra, da ogni geroglifico, rievocante i giorni di magnificenze di grandezza e di gloria.

Siracusa ancora dopo molti secoli esercita una suggestione deliziosa sull’anima nostra: il suo nome vi dice misteriose cose e, se vi aggirate per essa, dal teatro greco al Paradiso, dalle latonomie alla fonte d’Aretusa, voi sentirete che un misterioso linguaggio riprende il cuore, vi esalta lo spirito rievocando, con la vostra mente il suo passato, vedrete nella visione commossa tutto un mondo di grandezza, di civiltà e di arte.

Con questa sua anima Siracusa poteva offrirci il più grande dei godimenti; e così fu.

Un uomo nobile di schiatta, eletto d’animo, animato da alti intendimenti artistici, pensò a far rinunciare di fulgida luce il nome di questa grande città ellenica.

Questo spirito ardente di patriota, cultore d’arte e di bellezza, pensò che Siracusa possiede il massimo dei teatri greci che il tempo abbia meno ingiuriato: sorse nella mente del patrizio l’idea di una rievocazione storica, classica, qualche cosa di grande che fosse dignitosa e bella al pari del passato siracusano.

L’idea germogliò meravigliosamente e per volontà di uomini, il nostro teatro greco ha potuto risentire la gagliarda parola di Eschilo.

L’avvenimento è stato grandioso: l’anima nostra ha tutto compreso, ne è ebbra, e benedice e saluta la città che contese a Roma l’imperio, il dominio. In questa città che ebbe giorni di splendore, è stata rappresentata la più bella tragedia di Eschilo, l’Agamennone nell’imponente teatro greco sempre solenne.

E ora che il sogno di tutti si è realizzato, ora che abbiamo l’anima sazia di bellezze di godimento, salve, possente Siracusa, salve o tu patria di eroi, di poeti, di legislatori, di guerrieri, salve, divina città di Archimede di Teocrito, di Epicarmo, il popolo ti saluta e ti esalta recando i fiori più belli colti nei giardini della sua anima!

La canzone sospira:

Siracusa, apollinea ghirlanda,

mutilo Olimpo con deserte sedi,

dove non tocchi quello che tu vedi.

Ma v’è risposta ad ogni tua domanda;

reggia superba che da vacui scanni,

convochi a storno i più remoti sogni,

dove t’adergi e più t’adergi agoni

esser sospeso ad aquilini vanui.

Brano tratto dal romanzo “I fantasmi di Dioniso”:

16 aprile 1914.

Alle ore diciassette, diecimila persone affollavano il grande teatro classico. Tutti i settori, con posti da venti lire e da cinque, erano gremiti. Tra gli spettatori vi erano intellettuali, signori, cittadini comuni, che attendevano la solennità del momento imminente.

Il giorno della prima rappresentazione il teatro offriva uno spettacolo indimenticabile. Una folla multicolore riempiva interamente la secolare cavea, fino all’estremo limite.

Il cielo, che nella mattinata era ingombro di qualche nuvoletta, si era fatto chiaro, e il grande occhio di Elio rideva superbo dal suo regno eccelso.

Tutto era pronto e già la visione della scena aveva predisposto gli animi alla partecipazione più totale alla rappresentazione imminente.

Nell’alveo del teatro si dispiegava la grande piazza d’Argo, circondata da mura ciclopiche, decorate da un fregio bronzeo e arricchita dalla costruzione della reggia arcaica. A sinistra si presentava una maestosa riproduzione della Porta dei Leoni di Micene, il lato destro era dominato dalla reggia degli Atridi, creando uno spazio prospettico ampio, tale da richiedere l’intervento coreografico di grandi masse di figuranti.

La scenografia, ideata da Duilio Cambellotti e realizzata dalla Scuola d’Arte della città e dalle maestranze locali, era veramente grandiosa.

Lo scenario diede agli spettatori la viva sensazione che un miracolo d’arte potesse avvenire, sulla scena, fondendosi con quello più suggestivo della natura.

Per tutta l’Italia e all’estero era stato lanciato il suggestivo manifesto del pittore Metilicovtz. Bruno Puozzo aveva disegnato i costumi, realizzati poi da Arrigo Bonetti.

Il tonante Gualtiero Tumiati avrebbe fatto tremare lo stesso Agamennone. Giosuè Borsi volle essere arruolato come volontario in questa chiamata di artisti, arricchendo la rappresentazione della sua sensibilità di poeta e letterato, interpretando l’Araldo.

A Giulio Tempesti, toscano di razza, veniva affidata la parte di Egisto e Teresa Mariani, già avanti negli anni, avrebbe interpretato il difficile ruolo di Clitemnestra.

Elisa Berti Masi, nella parte di Cassandra, completava questo raduno di attori, di primissimo ordine, con i suoi accenti vibranti e commossi.

Un fremito passò tra la folla e come un ondeggiamento di marosi, le innumerevoli anime si chiusero in contemplazione, predisponendosi ad accogliere la bellezza della tragica parola di Eschilo.

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Informazioni sull'autore

Dirigente Scolastico, giornalista pubblicista, scrittrice, attualmente dirige un istituto di istruzione secondaria superiore a elevata complessità organizzativa, con indirizzi artistici, tecnici e professionali. Svolge funzioni ispettive nelle scuole statali e paritarie, è impegnata da molti anni nella formazione di figure apicali e dirigenziali della scuola, collabora con riviste specializzate del mondo educativo.
Per Edizioni Simone e Strige Edizioni ha pubblicato manuali di preparazione dei dirigenti scolastici e dei docenti, con largo consenso in ambito scolastico.
Per Euroedizioni ha pubblicato testi per la formazione dei dirigenti scolastici e collabora con i periodici “Dirigere la scuola” “Amministrare la scuola” “Fare l’insegnante”.
Scrive in riviste di attualità, come il mensile “Bella Magazine”, “Così” e altre testate giornalistiche, con contributi inerenti all’ambito educativo, formativo e artistico.
Appassionata di arti figurative è curatrice scientifica della Mostra “Van Gogh Multimedia Experience” nelle edizioni di Monreale, Venezia, Torino e Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020-2021.
Nell’ambito delle scrittura creativa è autrice di numerose opere letterarie di vario genere che hanno riscosso consensi e riconoscimenti. Ha pubblicato i romanzi “Vincent in Love – il lavoro dell’anima” edito da Cairo, “La Diva Simonetta – la sans par” AIEP Editore, il romanzo Fantasy “Il bianco gelsomino – non esistono amori impossibili” Delos Digital, “Parlami in silenzio Modì” AIEP Editore. Nel 2021 ha pubblicato del romanzo storico “Lo specchio delle stelle” Nuova Ipsa Editore, il romanzo “Il diavolo sulla quarta corda – Nicolò Paganini e il suo Cannone” Soncini Editore, il romanzo "I fantasmi di Dioniso - Mario Tommaso Gargallo e il sogno del Teatro Classico a Siracusa" Morellini Editore. Ultima pubblicazione "Ho ucciso Andy Warhol" Soncini editore.

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