La violenza su Simonetta nascosta in antichi manoscritti. Chi fu l’orrendo oltraggiatore della Venere del Botticelli?
Il dipinto più famoso e importante del Rinascimento, custodito alla Galleria degli Uffizi, è La Primavera del Botticelli, ammirata ogni anno da migliaia di visitatori.
Ma pochi sanno che dietro all’armoniosità delle figure, contornate da elementi allegorici che fanno riferimento al Neoplatonismo del tempo, vi è una storia reale.
È la storia della donna più amata e ammirata del Rinascimento: Simonetta Cattaneo Vespucci.
Simonetta è la bella protagonista del romanzo “La Diva Simonetta – la san par”, AIEP Editore, che ha come sfondo la Firenze del 1400 alla corte di Lorenzo il Magnifico.
La giovane, di origini genovesi, è nata Portovenere e giunge a Firenze in seguito al matrimonio con Marco Vespucci.
Leggendo le opere del tempo, i manoscritti conservati nelle biblioteche, seppelliti da tomi e documenti, emerge una realtà inquietante, sconosciuta, che nessuno ha avuto mai il coraggio di far venire alla luce.
La bella Simonetta è stata ammirata in vita da molti uomini, tra cui Lorenzo il Magnifico e Botticelli. Moglie di Marco Vespucci è stata amata da Giuliano dei Medici, ricambiando il suo sentimento.
Ma la cosa che più sconvolge è che uomini sprezzanti, pieni di potere, l’hanno desiderata a tal punto da possederla con la forza.
Di tale accadimento ci dà testimonianza Tommaso Sardi, domenicano fiorentino del convento di Santa Maria Novella. Il frate compone un poema, rimasto inedito, dal titolo Anima Peregrina, che prende come modello il viaggio dantesco nell’oltretomba.
Il componimento viene scritto nel 1493 e ha come personaggio principale il Savonarola.
Dissi io, a quella, ad me «La Simonetta»
«Certo?» io ad ella, «è sicché se, colei
Che tanto in quello larcho et suo saetta,
che poi fu un re et or perde el suo regno,
si lo percosse che tifè barchetta.
Donde ne nacque poi, quel giusto sdegno
che tanto tristi che morte venne
e scolorì al mondo e il bel disegno.
Libro I, cap. XIII
Lo stesso Tommaso Sardi nel Commento spiega che il poeta, vedendo la bella donna, domanda alla sua guida se lei sia cristiana o infedele. L’autore riconosce la nobile e gentile donna chiamata Simonetta.
A quel tempo Firenze riceve la visita di un nobiluomo che si invaghisce di lei.
La casa di Simonetta confina con l’Arno, tanto che il signorotto e lei vanno a rinfrescarsi nell’acqua.
Da questo episodio nasce il giusto sdegno nella donna, che si intristisce tanto da desiderare la morte.
In effetti Simonetta muore all’età di solo 23 anni in circostanze misteriose.
Nella stessa Primavera del Botticelli vi è un’immagine che richiama a una realtà di violenza: la piccola Clori cerca di fuggire, ma viene sopraffatta dalla violenza del vento Zefiro.
Quale prova incontrovertibile?
Nel romanzo “La Diva Simonetta” spiego chi sia quest’uomo truce, che ha osato oltraggiare la bellezza pura di Simonetta.
In altri testi viene definito “il dio della carne”.
Di chi si tratta?