
Il destino.
Cos’è il destino? Esiste davvero?
O è solo il frutto dell’immaginazione, del nostro egocentrismo. A un tratto siamo convinti che qualcuno si prenda la briga di controllare le nostre vite, creando un disegno ben definito per noi. Una rete dentro la quale ci muoviamo, ignari, pensando che tutto dipenda dalla volontà individuale. E invece è il destino che determina ogni cosa. Allora non siamo più gli artefici di ciò che accade, non i responsabili. Ma un altro soggetto muove i fili al nostro posto. Come se esistessimo solo noi a questo mondo e qualcuno si curasse delle nostre vite senza che ce ne accorgiamo.
E invece siamo miliardi e miliardi di persone, che si avvicendano nel tempo sulla terra, come formiche in un formicaio, spostando piccole pagliuzze, che quando scompaiono non se ne accorge nessuno.
È proprio così. Non se ne accorge nessuno, tranne i pochi che hanno condiviso lo stesso spazio vitale, che ci hanno conosciuti.
Solo alcuni avranno il privilegio di essere ricordati, per le cose troppo belle o troppo brutte che hanno commesso nella vita. Ma non lo sapremo mai, perché siamo morti. E allora che senso avrebbe che questo qualcuno si occupi delle nostre esistenze facendoci fare delle cose insignificanti di cui nessuno saprà niente?
Le nostre opere, quelle sì che durano di più, forse in eterno. Se siamo stati in grado di produrre opere di grande valore e importanza per l’umanità, loro sopravvivranno alle future generazioni, non si sa in che misura.
Quanti occhi si sono posati su un capolavoro, quanti se ne poseranno. Innumerevoli emozioni, pensieri, parole verranno stimolati da esse. L’umanità si affanna intorno, e loro sempre lì a registrare occhi su occhi, sguardi su sguardi, respiri su respiri.
Al cospetto di esse si incrociano vite e destini.
Brano tratto dal romanzo “Vermeer, il tempo perduto” Morellini editore

